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Stasera sento di poter sbocciare: ad ogni passo fiorisco. Lentamente accolgo acqua e sole, mi trasformo in frutto. Sono attimi di luce che riempiono gli anni maturi.
Laura Mautone

Laura Mautone insegna Italiano e Storia in una scuola superiore di Merano. Ha curato un volume di interviste ai maggiori poeti italiani del secondo Novecento, “Che cos'è la poesia?”, Corraini (2002) e un'antologia di racconti, “Verso dove. Scritture di confine da Merano a Trieste”, Fernandel (2003). Nel 2005 è uscita la sua prima raccolta di poesie, “Dell'amore e di altri aneurismi”, Traven Books, nel 2007 “Acufeni nel cuore”, Raffaelli, nel 2014 “Come sabbia come neve”, AlphaBeta. Insieme a Elsa Barratt nel 2016 ha pubblicato un manuale di storia in inglese per la casa editrice Loescher di Torino, intitolato “Moving Forwards”.

Bibliografia:

• Che cos'è la poesia?, Mantova, Corraini 2002

• Mautone Laura (a cura di), Verso dove. Scritture di confine da Merano a Trieste,
• Ravenna, Fernandel 2003

• Pagine dalla terra di Yamato in Lentamente muore chi non viaggia, 
• a cura di Reinhard Christanell, Bolzano, Traven Books, 2004

• La casa delle formiche, in Autobahn, Bolzano, Traven Books, 2005

• Dell'amore e di altri aneurismi, prefazione di Gregorio Scalise, Bolzano, 
• Traven Books, 2005

• Acufeni nel cuore, prefazione di Mary de Rachewiltz, Rimini, Raffaelli, 2007  
 


+ estratti

Stasera sento di poter
sbocciare:
ad ogni passo fiorisco.
 
Lentamente accolgo
acqua e sole,
mi trasformo in frutto.
 
Sono attimi di luce
che riempiono
gli anni maturi.

 

(da Come sabbia come neve, Merano, Alpha Beta Edizioni, 2014);

***
 
Mi sveglio di notte
sognando di baciare
 
(parola-carne
dall'umido respiro)
 
mentre le stagioni
passano,
i boccioli sfioriscono,
le attese si fanno
vane e
il tempo si accorcia

 

(da Come sabbia come neve, Merano, Alpha Beta Edizioni, 2014);

 

***
da L'appartenenza (Ad alta voce/Stille Post, 2017)

 

I lavori alla Villa inglese procedevano alacremente. In pochi mesi l'edificio, da anni ormai abbandonato e diroccato, aveva assunto l'aspetto di una palazzina nobile, di colore ocra, restaurata fino nei minimi dettagli. Fuori avevano sostato contemporaneamente fino a 6 furgoncini padronali, dall'esperto di impianti elettrici e messa a terra al designer di interni, fino all'idraulico specializzato in montaggio di saune e bagni turchi.
Il primo segnale dell’acquisto della casa era stato il taglio di alcuni alberi secolari, colpiti da un fulmine e abbandonati da anni così anneriti nel parco, affacciato su un lato della proprietà. Le piante e i rovi, cresciuti fitti e aggrovigliati tra di loro, giungevano fino ai margini della strada, rendendo impenetrabile il giardino. La vegetazione aveva ricoperto tutto e l'edera rossa era cresciuta non solo sulle assi di legno, che malamente ne delimitavano il confine, ma pure sul busto di una Venere decollata, sfortunata decorazione di una fontana d'altri tempi.
Poi erano comparsi i primi catenacci e lucchetti al cancello. E in seguito l'affissione di una serie di cartelli: quello della direzione dei lavori di restauro e degli artigiani.
Il rumore, tra gru e montacarichi, trapani e martelli era stato a lungo un compagno nel silenzio consueto della strada di casa.                       
L'avevano soprannominata così la 'Villa inglese' e quel nome le si addiceva, da quando una vicina particolarmente informata, o forse più curiosa, le aveva rivelato che lì sarebbe andato a vivere un inglese con i figli. Durante il periodo della seconda guerra mondiale doveva essere stata la casa di un gerarca fascista: l’edificio possedeva, infatti, una struttura sostanzialmente cubica, secondo il rigido, ma lineare formalismo razionalista. Una scala esterna conduceva alla porta d’ingresso. Dalla sala da pranzo si accedeva direttamente alla terrazza e da lì direttamente al giardino con alcuni gradini.

 
Da quel giorno Emma si era chiesta: ‘Che cosa ci veniva a fare un inglese a Merano? 
Da quale realtà si allontanava per arrivare in un luogo così remoto come questa minuscola città ai margini estremi del Sudtirolo e dell'Italia? Cosa lo aveva indotto a trasferirsi lì?’
Era curiosa di scoprire chi fosse il nuovo vicino e spiava con curiosità i lavori di ristrutturazione ogni volta che passava davanti alla villa per capirne di più.
L'ultima volta che aveva percorso la strada verso il centro aveva potuto notare anche gli interni della palazzina, decorati con  pregiati stucchi sul soffitto: losanghe bianche per il salone e un elegante rosone per la stanza da letto al piano superiore. Aveva intravisto, inoltre, al piano terra, all’interno di quella che a prima vista poteva sembrare una rimessa per auto, una striscia azzurra, che dava l'idea di un'area benessere da far invidia a un hotel a cinque stelle.
La giovane donna aveva pensato: ‘I soldi non hanno colore, identità o religione.’
 
‘Chiunque abbia soldi a sufficienza può a ragione considerarsi veramente cittadino del mondo e trasferirsi da una parte all'altra del globo per realizzare i propri desideri, si tratti di case da sogno o altro. Chi è totalmente escluso, invece, è il povero, paria dell'economia, quello che non partecipa mai al banchetto del lusso, ma nemmeno al pranzo della domenica. Chi appartiene alla classe media, almeno una o due volte all'anno, si può spostare. Invece chi è povero è immobile e per qualcuno non ha nemmeno il diritto di muoversi.’ Il ragionamento si faceva sempre più fitto e intricato e a volte le faceva male alla testa pensare così tanto.