Laura Mautone è nata a Merano, dove vive e lavora.
Laureata in Filosofia presso l’Università di Venezia e in Lettere presso l'Università di Trento, è insegnante di ruolo nella scuola superiore dal 1998. Ha insegnato Italiano II Lingua per 9 anni, dal 1998, in una scuola superiore in lingua tedesca di Merano e insegna Italiano e Storia nel Liceo delle Scienze Umane in lingua italiana di Merano dal 2007.
Pubblicista dal marzo 2003, ha collaborato con il quotidiano Il Mattino per la parte culturale fino alla sua chiusura e alla redazione della rivista bilingue sturzflüge, con Il Corriere dell'Alto Adige (Pagina della Cultura), ha pubblicato articoli su Informa e su Il Cristallo e ha lavorato per alcuni anni come addetto stampa presso il Museo Storico-Culturale di Castel Tirolo.
Ha curato il volume di interviste ai maggiori poeti italiani contemporanei Che cos’è la poesia? (Mantova, Corraini 2002) e un’antologia di racconti intitolata Verso dove. Scritture di confine da Merano a Trieste (Ravenna, Fernandel 2003). Ha pubblicato un racconto intitolato Pagine dalla terra di Yamato nell'antologia Lentamente muore chi non viaggia , a cura di Reinhard Christanell (Bolzano, Traven Books, 2004). Un altro racconto, La casa delle formiche, è apparso nell'antologia Autobahn della stessa casa editrice pubblicato nel 2005. Altri racconti sono stati pubblicati all’interno delle raccolte Mountain Stories 2014/2015, 2015/2016 (Il tempo è un anello e Lightness/Luce Leggerezza).
Ha collaborato al Premio Arge Alp, a numerosi progetti della Biblioteca Civica di Merano (tra i quali l'organizzazione del I Litteraetour nel 2006), dell'Istituto Pedagogico in lingua italiana e tedesca, della scuola.
Alcune sue poesie sono apparse su riviste online (Zibaldoni.it e Nazione Indiana).
Nel 2005 è uscita presso Traven Books la prima raccolta di poesie con il titolo Dell'amore e di altri aneurismi e la prefazione di Gregorio Scalise. Nel 2007 ha pubblicato la seconda raccolta di poesie intitolata Acufeni nel cuore, presso la casa editrice Raffaelli di Rimini con la prefazione di Mary de Rachewiltz. Nel 2014 è uscita l’ultima raccolta di poesie, intitolata Come sabbia come neve, presso Alpha Beta Edizioni, con la prefazione di Maria Luisa Spaziani.
Insieme a Elsa Barratt poi, nel 2016, ha pubblicato un manuale di storia CLIL in inglese con la casa editrice Loescher di Torino, intitolato Moving Forwards. Percorsi di storia CLIL in inglese per la scuola secondaria.
Nell’ambito dell’azione letteraria Ad alta voce/Stille Post, inserita nelle celebrazioni per i 700 anni di Merano, nel 2017 ha pubblicato un racconto intitolato L’appartenenza.
LISTA OPERE:
Mautone Laura, Che cos'è la poesia?, Mantova, Corraini 2002;
Mautone Laura (a cura di), Verso dove. Scritture di confine da Merano a Trieste , Ravenna, Fernandel 2003;
Mautone Laura, Pagine dalla terra di Yamato in Lentamente muore chi non viaggia, a cura di Reinhard Christanell, Bolzano, Traven Books, 2004;
Mautone Laura, La casa delle formiche, in Autobahn, Bolzano, Traven Books, 2005;
Mautone Laura, Dell'amore e di altri aneurismi, prefazione di Gregorio Scalise, Bolzano, Traven Books, 2005;
Mautone Laura, Acufeni nel cuore, prefazione di Mary de Rachewiltz, Rimini, Raffaelli, 2007;
Mautone Laura, Come sabbia come neve, prefazione di Maria Luisa Spaziani, Merano, Alpha Beta Edizioni, 2014;
Mautone Laura, Moving Forwards. Percorsi di storia CLIL in inglese per la scuola secondaria, Torino, Loescher, 2016.
Stasera sento di poter
sbocciare:
ad ogni passo fiorisco.
Lentamente accolgo
acqua e sole,
mi trasformo in frutto.
Sono attimi di luce
che riempiono
gli anni maturi.
(da Come sabbia come neve, Merano, Alpha Beta Edizioni, 2014);
***
Mi sveglio di notte
sognando di baciare
(parola-carne
dall'umido respiro)
mentre le stagioni
passano,
i boccioli sfioriscono,
le attese si fanno
vane e
il tempo si accorcia
(da Come sabbia come neve, Merano, Alpha Beta Edizioni, 2014);
***
da L'appartenenza (Ad alta voce/Stille Post, 2017)
I lavori alla Villa inglese procedevano alacremente. In pochi mesi l'edificio, da anni ormai abbandonato e diroccato, aveva assunto l'aspetto di una palazzina nobile, di colore ocra, restaurata fino nei minimi dettagli. Fuori avevano sostato contemporaneamente fino a 6 furgoncini padronali, dall'esperto di impianti elettrici e messa a terra al designer di interni, fino all'idraulico specializzato in montaggio di saune e bagni turchi.
Il primo segnale dell’acquisto della casa era stato il taglio di alcuni alberi secolari, colpiti da un fulmine e abbandonati da anni così anneriti nel parco, affacciato su un lato della proprietà. Le piante e i rovi, cresciuti fitti e aggrovigliati tra di loro, giungevano fino ai margini della strada, rendendo impenetrabile il giardino. La vegetazione aveva ricoperto tutto e l'edera rossa era cresciuta non solo sulle assi di legno, che malamente ne delimitavano il confine, ma pure sul busto di una Venere decollata, sfortunata decorazione di una fontana d'altri tempi.
Poi erano comparsi i primi catenacci e lucchetti al cancello. E in seguito l'affissione di una serie di cartelli: quello della direzione dei lavori di restauro e degli artigiani.
Il rumore, tra gru e montacarichi, trapani e martelli era stato a lungo un compagno nel silenzio consueto della strada di casa.
L'avevano soprannominata così la 'Villa inglese' e quel nome le si addiceva, da quando una vicina particolarmente informata, o forse più curiosa, le aveva rivelato che lì sarebbe andato a vivere un inglese con i figli. Durante il periodo della seconda guerra mondiale doveva essere stata la casa di un gerarca fascista: l’edificio possedeva, infatti, una struttura sostanzialmente cubica, secondo il rigido, ma lineare formalismo razionalista. Una scala esterna conduceva alla porta d’ingresso. Dalla sala da pranzo si accedeva direttamente alla terrazza e da lì direttamente al giardino con alcuni gradini.
Da quel giorno Emma si era chiesta: ‘Che cosa ci veniva a fare un inglese a Merano?
Da quale realtà si allontanava per arrivare in un luogo così remoto come questa minuscola città ai margini estremi del Sudtirolo e dell'Italia? Cosa lo aveva indotto a trasferirsi lì?’
Era curiosa di scoprire chi fosse il nuovo vicino e spiava con curiosità i lavori di ristrutturazione ogni volta che passava davanti alla villa per capirne di più.
L'ultima volta che aveva percorso la strada verso il centro aveva potuto notare anche gli interni della palazzina, decorati con pregiati stucchi sul soffitto: losanghe bianche per il salone e un elegante rosone per la stanza da letto al piano superiore. Aveva intravisto, inoltre, al piano terra, all’interno di quella che a prima vista poteva sembrare una rimessa per auto, una striscia azzurra, che dava l'idea di un'area benessere da far invidia a un hotel a cinque stelle.
La giovane donna aveva pensato: ‘I soldi non hanno colore, identità o religione.’
‘Chiunque abbia soldi a sufficienza può a ragione considerarsi veramente cittadino del mondo e trasferirsi da una parte all'altra del globo per realizzare i propri desideri, si tratti di case da sogno o altro. Chi è totalmente escluso, invece, è il povero, paria dell'economia, quello che non partecipa mai al banchetto del lusso, ma nemmeno al pranzo della domenica. Chi appartiene alla classe media, almeno una o due volte all'anno, si può spostare. Invece chi è povero è immobile e per qualcuno non ha nemmeno il diritto di muoversi.’ Il ragionamento si faceva sempre più fitto e intricato e a volte le faceva male alla testa pensare così tanto.